gianpiero samorì Convegno Ariano Irpino

“Sull’immigrazione assieme ai diritti devono essere assicurati i doveri di chi chiede assistenza ed ospitalità, nel rispetto dei valori costituzionali e necessità di creare le condizioni culturali perché gli immigrati si sentano Italiani. Con una proposta “rivoluzionaria”: condizionare l’accoglienza e la cittadinanza alla prestazione del servizio militare obbligatorio, perché solo così riusciremo a infondere il senso dello Stato e dell’integrazione. Assicurare questo fondamentale servizio allo stato, a cui si chiede di poter far parte, rappresenta anche una cartina di tornasole sui veri motivi che inducono ciascun migrante a prescegliere l’ Italia “.

“Riguardo alle politiche immigratorie, abbiamo privilegiato da sempre l’aspetto etico che riconosce a tutti gli stessi diritti, dimenticandoci la parte correlata dei doveri. Il primo atteggiamento sbagliato, quindi, è stato quello di noi Italiani che abbiamo tollerato per decenni che il lavoro nero diventasse strumento privilegiato per gli immigrati e difficilmente potevano aspettarsi che la cultura dell’immigrato si orientasse verso il rispetto della legalità”.
Ha parlato chiaro il professore e avvocato Giampiero Samorì, intervenuto questa mattina al Convegno di Ariano Irpino (Avellino) incentrato sulle politiche immigratorie e le possibili soluzioni legate all’accoglienza.
“Ma abbiamo fatto anche molto di peggio: non abbiamo creato le condizioni culturali perché gli immigrati si sentissero italiani. Questo è l’errore fondamentale al quale bisogna porre rimedio già da oggi, perché non esiste la possibilità per la cultura italiana di sopravvivere nel lungo periodo al di fuori della soluzione di far entrare gli immigrati concettualmente in linea con i comportamenti italiani. È necessario – spiega Samorì – impedire che in Italia si formino e si consolidino le etnie e che, a questo fine, si predispongano percorsi di formazione linguistici e operativi. E, soprattutto, fare una fondamentale cosa in più: far comprendere a chi entra nel nostro Paese l’importanza di diventare Italiani, condizionando l’accoglienza e la cittadinanza alla prestazione del servizio militare obbligatorio. Solo così costruiremo un’ideologia per la quale sia un onore prestare servizio alla cittadinanza e sentirsi orgogliosi di portare una divisa, perché solo la divisa può dare un senso di appartenenza allo Stato che offre accoglienza.
Una proposta forte, certo, ma che tiene conto dell’evidenza non più trascurabile che il diritto di accoglienza deve essere in rapporto ai doveri dei comportamenti. Solo così gli immigrati diventeranno una risorsa e non una minaccia per il nostro Paese”.