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Da Italia Oggi (pag.7) 16 Febbraio 2017:

“C’è da convincere il capo che bisogna cambiare regime: nel centrodestra urgono le primarie. È ormai un vecchio ritornello che quando arriva alle orecchie di Silvio Berlusconi viene cacciato via. Nelle primarie ci spera il leader della Lega Nord Matteo Salvini, per lanciare un’opa sul centrodestra; Giorgia Meloni potrebbe ritagliarsi il suo spazio e dare così un peso a Fratelli d’Italia, Giovanni Toti e Raffaele Fitto – per restare tra i giovani che sono stati vicini al Cavaliere – hanno voglia di confrontarsi e smarcarsi dai vecchi colonnelli del Pdl”.

«L’Italia ha tantissimi problemi», esordisce Samorì nel suo ultimo messaggio, braccia appoggiate alla scrivania in legno e affreschi alle spalle. «Però ne ha uno che viene prima di tanti altri: ha una classe dirigente veramente molto inadeguata».

Dice Samorì: «La maggior parte dei parlamentari non ha mai lavorato un giorno in vita, pensate sia possibile comprendere le leggi che si fanno non avendo mai lavorato? Ed è un fenomeno che coinvolge sia destra che sinistra, è un problema di riqualificazione».

Se il Pd sta vivendo uno dei momenti più delicati della sua giovane storia, con un congresso lacrime e sangue in vista; a destra tutto è fermo.

La ricetta del fondatore del Mir passa per due azioni. «Una legge elettorale che impedisca ai capi partito di imporre con le liste bloccate le candidature sul territorio», perché «i territori devono essere liberi di esprimersi». E poi la selezione del leader e dei programmi.

«Questa volta deve essere fatta attraverso le primarie – ribadisce Samorì – primarie che hanno una doppia valenza, come è successo in Francia mobilitano tantissime persone e poi possono nascere delle sorprese: chi entra prete esce Papa e chi entra Papa diventa prete», riassume la situazione l’avvocato, col sorriso sulle labbra, magari sperando di essere lui l’outsider del centrodestra italiano. «Semmai ci fossero anche io sarò della partita». conclude Samorì rivolgendosi ai suoi sostenitori, «e col vostro aiuto spero certamente di non fare brutta figura».

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